Sardinia Jones: misteri in terra sarda!
“Non credete a nulla di quanto
sentito dire e non credete che
alla metà di ciò che vedete.”
Edgar Allan Poe
La Sardegna è una terra avvolta nel mistero. Secondo una recente teoria avanzata dal giornalista sardo Sergio Frau nel libro Le colonne d’Ercole: le colonne di cui parla Platone sarebbero da collocare nel canale di Sicilia, dunque l’isola di Atlantide sarebbe in realtà la Sardegna. Coloro che edificarono i nuraghi sarebbero il misterioso popolo degli Shardana dai quali la Sardegna prende il nome, citati tra i “popoli del mare” che secondo le cronache degli antichi egizi tentarono di invadere il Regno d’Egitto. Alcuni Šhardana avrebbero poi dato origine alla civiltà etrusca, una volta emigrati nella penisola italiana. Il bronzetto sardo più famoso, secondo alcuni, raffigura Sandan (Sardan, Sardus) dio degli Shardana, è rappresentato con quattro occhi, quattro braccia e con antenne o corna ed è conservato nel museo archeologico di Cagliari. In effetti la Sardegna possiede ancora oggi zone pianeggianti situate alcuni metri sotto il livello del mare e ciò fa pensare che, essendo una terra geologicamente troppo antica per subire o aver subito catastrofi naturali di dimensioni troppo elevate, possa invece esser stata soggetta in passato a cataclismi legati al mare, il cui territorio probabilmente non avrebbe potuto respinger a causa appunto dell’altezza della sua superficie rispetto a quella marina. Oltretutto la mancanza di terremoti avrebbe permesso una grande espansione edilizia all’interno dell’isola, che probabilmente all’epoca sarebbe potuta apparire in maniera notevolmente diversa.
Esistono ad oggi numerosi siti archeologici di origine misteriosa.
Una ziqqurat sul Monte d’Accoddi
La ziqqurat mesopotamica di Monte d’Accoddi è uno dei complessi megalitici più straordinari e singolari che possa capitare di vedere in Europa. Il nome stesso della località è connesso all’aspetto che la struttura doveva avere una volta ricoperta negli anni dalla vegetazione, infatti, Monte d’Accoddi in origine si chiamava Monte de Code cioè monte di pietre. Molto simile alla ziqqurat di Anu, a Uruk, è stata realizzata nel III millennio a.C. ed si compone di una struttura tronco-piramidale, a tre gradoni preceduta da una rampa lunga 41 m. Gli scavi ebbero inizio negli anni ’50 ad opera dell’archeologo Ercole Contu. Durante i primi scavi, oltre alla costruzione principale, sono stati rinvenuti anche un menhir, due tavole di offerta, un settore di villaggio e domus de janas disposte a ventaglio che lasciano pensare che si trattasse di un luogo di culto circondato da un piccolo villaggio.
Nella campagna di scavo condotta negli anni ’80 a cura del prof. Santo Tiné si scoprì all’interno della costruzione principale una struttura identica in piccolo e risalente ad un epoca più antica. L’accesso alla costruzione inglobata nella successiva è bloccato da un pannello di ferro.
Il santuario fu eretto per venerare il dio Narma e la dea Ningal, divinità lunari, e il culto fu abbandonato quando si diffuse la cultura dei Bonnanaro dedita a rituali legati ai nuraghi. Durante la prima età del Bronzo il luogo fu utilizzato come tomba, infatti, sono stati rinvenuti i resti di un bambino con il suo corredo funerario. Purtroppo durante la seconda guerra mondiale, i militari utilizzarono la collina come trincea danneggiando gli strati superiori della struttura.
Informazioni utili: Il santuario preistorico di Monte d’Accoddi è situato a 11 km da Sassari, all’altezza del km 222,35 della Superstrada 131, Sassari – Porto Torres, sul lato sinistro. Al monumento, a circa 800 metri dalla superstrada, si accede da una strada lastricata: a metà del percorso, all’interno di una cava abbandonata è stato ricavato un ampio parcheggio. Nell’area archeologica esiste un piccolo Antiquarium ove sono esposti pannelli didattici che illustrano i risultati degli scavi. Sono invece esposti al Museo Archeologico Nazionale G. Antonio Sanna di Sassari altri pannelli didattici, un bel plastico di tipo tradizionale, un moderno ologramma e una scelta dei copiosi materiali ritrovati durante gli scavi.
Il complesso megalitico di Cuili Piras
Nel comune di Muravera, più precisamente a Costa Rei, si trova il complesso megalitico di Cuili Piras un famoso sito archeologico che potrebbe farvi credere di essere capitati in Inghilterra. La somiglianza con Stonehenge è impressionante! Si tratta di un complesso di 53 menhir, pietre scolpite infisse verticalmente sul terreno disposte in allineamenti di 3 o 5 elementi attorno ad un raggruppamento centrale e pare venissero utilizzate come calendario astronomico. A breve distanza dal complesso megalitico si può osservare il Nuraghe Scalas di cui sono ancora visitabili l’ingresso, parte della torre centrale e le rovine delle strutture murarie.
Informazioni utili: da Muravera, dirigersi verso Castiadas; dopo San Priamo, all’altezza di Olia Speciosa, girare a sinistra per Costa Rei. Al termine del rettilineo, dopo circa 2,5 km, poco prima dell’inizio delle curve, si volta a destra in una strada di penetrazione agraria che conduce alle case Toneddu. Si procede per circa 1,5 km, superando la fattoria, sino a giungere ai piedi dell’altura di Nuraghe Scalas, dove è ubicato il complesso dei menhir.
Comments