La prima cosa da fare in vacanza a Nuoro è girare per il centro e i suoi quartieri storici magari seguendo un itinerario ispirato alle opere letterarie della scrittrice Premio Nobel Grazia Deledda e che vi descriviamo di seguito.
Una visita ai diversi e bellissimi musei presenti in città è decisamente un ottimo modo per scoprire l’arte, le tradizioni, gli usi e i costumi del luogo.
Nuoro è anche punto di partenza ideale per fare splendidi trekking ed escursioni sia a piedi che in bici sul Monte Ortobene.
Vi suggeriamo poi un tour enogastronomico che toccherà i borghi limitrofi e che vi farà scoprire e apprezzare le bontà tipiche di un terrà antica e ospitale come poche.
Prendete carta e penna e iniziate a segnare i nostri itinerari!
Escursioni a piedi o in bici sul Monte Ortobene
La scoperta delle ricchezze che conserva il Monte Ortobene, tanto amato dagli abitanti di Nuoro, può avvenire lungo il sentiero CAI 101.
Tra fitti boschi, Domus de Janas, selciati consumati dai passi delle miriadi di fedeli, ci si immerge in un contesto naturalistico unico.
I sentieri sono adatti anche ai meno esperti e possono essere percorsi anche in mountain-bike.
Itinerario Deleddiano
Un modo inusuale per scoprire Nuoro è quello di seguire le ambientazioni che più hanno ispirato le grandi opere della scrittrice Premio Nobel Grazia Deledda.
Le parole di Cosima, quasi Grazia, opera postuma, introducono alla sua casa natale, scenario di una giovinezza ancora acerba.
Il “Monte” è teatro de Il Vecchio e la Montagna, mentre la chiesetta di Valverde, alle sue pendici, riporta al romanzo che la consacrò nel panorama della letteratura italiana: Canne al Vento.
La sosta presso la Chiesa della Solitudine dove si conservano le sue spoglie, diviene quasi d’obbligo prima di ripartire nel lungo viaggio letterario alla volta di Lollove, ispiratore de La Madre.
Tour enogastronomico
Vi suggeriamo un gustosissimo tour, un viaggio nel mondo contadino di millenaria esperienza che tocca alcuni dei paesi più interessanti a pochi chilometri da Nuoro in cui è racchiusa la ricchezza del patrimonio enogastronomico della Sardegna.
Si parte da Oliena (a 10 km), cuore della produzione del Nepente, Cannonau Doc che in tempi non sospetti incantò il poeta D’Annunzio e che oltre il vino vanta la produzione di eccellenze riconosciute ormai in tutto il mondo, come l’olio e il pane.
Sempre sul filo del Cannonau ci si può spostare a Orgosolo (a 20 km), per perdersi tra i colori di una delle azioni muralistiche più interessanti degli ultimi decenni assaporando Copulettas, dolci tipici dal morbido cuore di mandorle e miele, e a Mamoiada (a 16 km), dove il Cannonau, principe di Barbagia può essere accompagnato da Purpuzza - la polpa di maiale speziata - e Pane Lentu, il pane che prima di divenire Carasau (ovvero biscottato grazie a una seconda infornata), conserva una certa morbidezza.
E sempre a Mamoiada ci si può immergere nel Carnevale, peculiarità culturale che si può scoprire visitando il Museo delle Maschere Mediterranee
Piazza Europa, 15 08024 Mamoiada NU - Tel: ( 39) 0784-569018
www.museodellemaschere.it - Costo del biglietto intero € 5, ridotto € 3,00
Tra i quartieri del centro storico
Il cuore storico di Nuoro è rappresentato dai quartieri di Séuna e Santu Predu - San Pietro – dove tra vie lastricate ed edifici storici si stagliano le grande storie della città.
«Sèuna [..] un nugolo di casette basse, disposte senz’ordine, o in quell’ordine meraviglioso che risulta dal disordine [..]. É la tavolozza di un pittore che diventa quadro»
In questo modo Salvatore Satta, nel suo più importante romanzo, Il giorno del giudizio, descrive il piccolo Rione Sèuna dal quale si sarebbe sviluppata la città di Nuoro.
E proprio tra i lastricati di queste vie sorge la chiesa più antica, dedicata alla Madonna delle Grazie e indicata dai nuoresi come “Le Vecchie Grazie”, per distinguerla da quella di edificazione più recente, alle porte del Corso Garibaldi.
Costruita nel XVII secolo, la struttura si caratterizza per la sua semplicità, la stessa che definiva le antiche abitazioni del quartiere, un tempo nucleo di vita dei contadini.
Nella parte opposta rispetto al Rione Sèuna, sorge il Rione Santu Predu, che «ha case già alte che danno su strette vie che non sono più vicoli, e per vedere il cielo bisogna guardare in su» (S. Satta, Il giorno del giudizio).
Le strade di Santu Predu si incontrano in due importanti piazze, per poi ridiscendere sul Corso Garibaldi, via principale e centro del commercio di Nuoro.
La prima è quella dedicata a Su Connottu, termine col quale si indicano i grandi moti popolari sorti in seguito all’editto delle chiudende che portò alla privatizzazione dei pascoli comunali.
Con la rivolta si reclamava un ritorno “al conosciuto” – Su Connottu, appunto - ossia all’uso comunitario delle terre.
La seconda piazza è dedicata invece a uno dei più grandi autori nuoresi, Sebastiano Satta, poeta, scrittore e avvocato, che più di tutti riuscì a raccontare vizi e virtù del popolo barbaricino.
Si tratta di una piazza-monumento progettata dall’artista Costantino Nivola, attento a ricavare un luogo da vivere più che contemplare, celebrando il poeta nuorese con 8 bronzi disposti su altrettanti piedistalli dalle forme irregolari.
Si prosegue ancora, per raggiungere il già citato Corso Garibaldi, dove una sosta allo storico Caffè Tettamanzi è quasi d’obbligo: «Un caffè grazioso, con piccole salette orlate di divani rossi, come, salvando il rispetto, i caffè di Venezia» (S. Satta, Il giorno del giudizio).
Il Caffè Tettamanzi era luogo d’incontro degli intellettuali del centro barbaricino e oggi uno dei principali punti di ritrovo per i nuoresi.
Fondato nel 1875, gli interni conservano ancora alcuni arredi originali e le decorazioni scolpite dal suo fondatore, un ebanista piemontese.
Visita alla Cattedrale di Santa Maria della Neve
A pochi passi dai giardini e dal Corso Garibaldi, su una piccola altura sorge il principale edificio religioso della città, dedicato alla Madonna della Neve, patrona di Nuoro.
L’imponente facciata neoclassica accoglie visitatori e fedeli, introducendo agli ambienti interni, caratterizzati da una grande navata dove le luci naturali giocano con rigorose geometrie dando vita a suggestivi chiaroscuri, degni delle migliori tele pittoriche.
Sul Monte Ortobene
«No, non è vero che l’Ortobene possa paragonarsi ad altre montagne; l’Ortobene è uno solo in tutto il mondo, è l’anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi».
Grazia Deledda descriveva così il principale simbolo di Nuoro, il “Monte”, come i cittadini lo identificano affettuosamente.
Facilmente raggiungibile sia in auto che a piedi, l’Ortobene è certamente meta da non perdere per la storia e il fascino naturale che ospita nei suoi 955 mt di altezza.
Fitti boschi e massi granitici contornano i sentieri battuti dai pellegrini, dove croci in ferro conficcate sulla pietra riportano le emozioni dei fedeli che accompagnarono la statua del Redentore sulla sommità.
La folta vegetazione dei parchi Sedda Ortai e Ortobene ospita siti archeologici, religiosi e tracce di vita pastorale.
Il percorso inizia ai piedi del Monte, al cospetto della piccola chiesa della Solitudine. Costruita attorno al Seicento, come tanti santuari di terra sarda, l’edificio rappresentava un importante punto di ritrovo e socializzazione per intere comunità.
La struttura, nella sua semplicità, è arricchita dal portone bronzeo scolpito dall’artista Eugenio Tavolara, mentre all’interno sono conservate le spoglie di Grazia Deledda, alla quale la chiesa era tanto cara.
Si prosegue lungo la salita e proprio sul ciglio della strada si incontra Sa Conca, detto anche il fungo, un ovile ricavato nella roccia, testimonianza di una vita pastorale non troppo lontana dai giorni odierni.
Tra Domus de Janas - antiche sepolture popolarmente conosciute come case delle fate, dimore di piccoli esseri portatori del grande saper fare legato alla panificazione e al ricamo - e profumi di bosco, si giunge in cima. I ruderi delle chiese di Sa Itria – la Madonna d’Itria - e Santu Jacu – San Giacomo sussurrano di antiche devozioni mentre l’edificio dedicato a Nostra Sennora de Su Monte, la Madonna del Monte Nero, riporta contemporanee preghiere.
Risalente al XVII Secolo, si dice che sia stata edificata in un solo mese da tre fratelli sacerdoti per sciogliere una promessa fatta alla Vergine in un santuario livornese.
L’apice della fede si raggiunge invece sulla sommità, al cospetto dell’imponente statua del Redentore. Opera del calabrese Vincenzo Ierace, la statua venne eretta nel 1901, dominando Nuoro e la Sardegna centrale, in un panorama impagabile.
Da allora, ogni anno, la città celebra tale avvenimento con la Sagra del Redentore che unisce l’intera Sardegna.
Nei dintorni
Visita a Lollove
Ciò che si respira appena si giunge a Lollove, piccolo borgo a soli 19 km da Nuoro è un’atmosfera immutata e immutabile. Poche case abitate, ruderi abbandonati che conservano ancora l’architettura medievale e rurale dei piccoli paesi del centro della Sardegna, una ventina di residenti e capre, gatti e galline che passeggiano per i viottoli lastricati.
Lollove è fuori dal tempo, senza negozi o uffici, sospeso in un limbo tra la modernità e il passato recente, immerso in un silenzio che al giorno d’oggi sembra quasi irreale, e nei profumi della vallata che lo circonda.
Si dice che Lollove sia vittima di una maledizione lanciata da alcune suore che, accusate di instaurare relazioni carnali con i pastori della zona, lasciarono il piccolo borgo maledicendo il paese con le parole «Lollove, sarai come acqua del mare: non crescerai né morirai mai».
Oggi Lollove si anima una volta l’anno con la manifestazione ViviLollove (a metà ottobre), del circuito autunnale di Autunno in Barbagia, dove le strade, le case e i vecchi cortili diventano teatro di vitale quotidianità.
Ma Lollove, ispiratrice di racconti e romanzi, come La madre, di Grazia Deledda, merita sempre una visita, perché immergersi per qualche momento nella calma e nel silenzio non può che far bene al proprio animo.